homeland - caccia alla spia - stagione 2 (2012)

Impossibile parlare della seconda stagione della serie più adrenalinica che io possa ricordare o menzionare senza citare l'immenso finale: Homeland sa alzare la posta. Una qualità rara. Imprevedibile, mai banale, intelligente, anche se ancora troppo legata al sentimentalismo e meno all'emotività. I personaggi di Homeland piacciono perché sanno esprimere sentimenti forti, oltre a sapere il fatto loro come spie. La serie è patriottica, ma di altissimo livello. Si percepisce il fascino per il nemico, cosa che mancava in 24, dove troppo spesso il nemico era all'interno. Brody sempre più bravo e convincente, Dana comincia a staccare tutti in lunghezza (trionferà nella terza stagione), ci si libera degli scarti (Estes, Mike) e si introducono fondamenti assoluti della serie come Quinn (non si può dimenticare il suo giochetto durante l'interrogatorio); ma soprattutto è il dialogo tra Brody e Carrie che mostra la tecnica sentimentale di questo serial, uno spaventoso mix di spionaggio ed emozioni, un impatto emotivo e un impatto civile che non avevano mai trovato la terza dominante con cui armonizzarsi: jazz. La serie vive degli sguardi allucinati di due anti-eroi, Carrie e Brody, e delle note sfumate e deliranti di una tromba, di immagini di droni che sorvolano il mondo sporco delle spie, e dei volti (velati di bianco) dei combattenti dell'Emisfero Orientale, morti per una guerra antica.